Dell'esistenza della Pieve di Cisano si ha testimonianza assai antica, risalente adirittura a ben prima dell'anno Mille. Con atto notarile, redatto a Verona nel Novembre del 915, Leoperto abate del monastero locale di Santa Maria in Organo perveniva ad una commutazione con tale Audiberto, figlio di Madelberto, qualificato quale diacono della pieve di San Giuliano di Cisano.
Il documento è di eccezionale rilevanza perchè innanzitutto attesta l'esistenza fin dall'anno 915 della pieve di Cisano, col titolo di San Giuliano, insieme ai suoi possessi in loco che ne costituiscono il beneficio.
Poi informa di una scuola dei sacerdoti, in funzione dell'istruzione dei giovani chierici della pieve; di un diacono, nella persona del commutatore Audiberto e di un presbitero di nome Luvenperto, presumibilmente anch'egli in forza alla pieve di Cisano se non adirittura il pievano: tutti con i rispettivi, personali beni.
In quale chiesa riconoscere l'antica pieve non è però ora dato di stabilire con certezza e inoltre il titolo con la dedica a san Giuliano, quando documenti successivi ne attestano invece l'intitolazione a Santa Maria, non contribuisce certo a fare chiarezza.
L'ipotesi più lineare con la documentaria altomedievale suggerirebbe che la pieve di san Giuliano vada identificata con l'omonoma chiesa ancora esistente, contigua alla parrocchiale, agli inizi del secolo XIX e demolita prima del 1847, come si rileva dalle mappe dei catasti napoleonico e austriaco.
Dettagli con il complesso della Pieve dal catasto napoleonico (1812) sopra, e quello austriaco (1847)
sotto. Nel primo è ben visibile in pianta l'oratorio di san Giuliano a sud della pieve; nel secondo non è più presente.
Sul finire dell'Ottocento dello scorso millennio, nel 1893, l'arciprete di Cisano Giovanni Battista Ceschi in un piccolo orto attiguo all'abside dell'attuale parrocchiale di Santa Maria rinvenne, a circa due metri di profondità, il frammento di un pavimento a mosaico della superficie di circa tre metri quadri con ornato in giallo e nero su fondo bianco e " un'absidula vetustissima, decorata da pitture e fregiata di una iscrizione notevolissima per la sua antichità...." Si tratta presumibilmente di un antico sacello, forse eretto con il riutilizzo di un edificio preesistente d'età romana.
Se evidenze strutturali attestano su una fase alto medievale della Chiesa, documenti scritti sulla presenza di Santa Maria anteriore al Mille non se ne conoscono. Un atto dell'anno 1083 mediante il quale i coniugi Bernardo e Zena di Marmirolo ( Mn ), vendono a Giovanni del fu Gotescalco da Fontanelle abitante in Bardolino, due terreni in località Ubi diciture Cisini e in Fassole, vede fra le coerenze del secondo, da un capo, i possedimenti della Chiesa di Santa Maria e dall'altro, la riva del lago. Un secondo documento solo di qualche decennio più tardo sovviene ad attestare con certezza l'esistenza in Cisano di una chiesa intitolata a Santa Maria. L'atto oltre ad attestare in modo inequivocabile la presenza della chiesa di Santa Maria dice anche di quella di San Giuliano che coesiste con la prima. Questa sarebbe infatti stata costruita soltanto nel secolo XII adiacente alla pieve sul lato sud proprio per non perdere memoria dell'antico culto. Ma rimane sempre valida l'ipotesi di una ricostruzione sulle fondazioni di una fabbrica precedente e che riconosceremo allora come la pieve alto medievale. Santa Maria di Cisano viene ancora menzionata in altri documenti senza la qualifica di Pieve che invece le troviamo finalmente ed esplicitamente riconosciuta in un atto di donazione del 3 giugno 1271 redatto in Bardolino in domo Sancti Columbani.
DI PIU' Quanto ancora oggi rimane dell'antica chiesa romanica, attira l'attenzione e l'interesse del visitatore e in particolare dello studioso, soprattutto per la consistente presenza di frammenti lapidei vari murate nella facciata, nella parete settentrionale e nell’abside stessa. A sinistra del protiro pensile, si trova scolpito su due conci sovrapposti un guerriero è un cavallo, composizione che colpisce per la sproporzione tra il cavallo e il guerriero, che sta ritto su una sella a due becchi. Sulla facciata compaiono pure sculture a tutto tondo o, meglio ad alto rilievo: un leone sul fastigio del protiro pensile e, sul capitello, una figura umana di sesso femminile, fra due leoni. Nella zona apsidale spiccano, enigmatici, due busti umani, un maschio e una femmina, con contorni delineati da un semplice solco. La prima impressione che si ricava dall'esame di queste due figure è quella di opere intagliate nel legno e il graffito inciso sopra l'abside da alcuni è ritenuto una croce svastica nelle braccia e ancorata nel piede.
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